San Benedetto da San Fratello detto il Moro: La Vita


San Benedetto da San Fratello - Uomo senza frontiere venerato in tutto il mondo"Comitato

Sito web a cura del "Comitato festeggiamenti San Benedetto il Moro" San Fratello (ME).

sabato 2 agosto 2014

Speciale Festeggiamenti San Benedetto il Moro ad Acquedolci

2° Appuntamento. XV-XVI secolo: L'umanità si incrudelisce con lo schiavismo.
Di Acquedolci politica.
Gli schiavi africani vengono utilizzati nelle miniere e per i più degradanti lavori nei campi, in particolare nelle località dove si coltiva la Canna da Zucchero (Americhe e Sicilia) . 
La pratica di deportare schiavi africani, in condizioni di inaccettabile crudeltà, macchia la storia dell'Uomo del XV secolo e assume una allarmante diffusione. Gli schiavi africani sono stati almeno 100 milioni.

Incatenati,denutriti, sfruttati... E' l'epoca dell'Impero Spagnolo, l'epoca in cui un essere umano di colore vale meno degli animali. In questa epoca di schiavitù e violenze, non c'è spazio per concetti di Eguaglianza e Libertà. Siamo ancora lontani dalla Dichiarazione d'Indipendenza Americana e dalla rivoluzionaria Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino del 1789. Tra il 1400 e il 1650, tra l'Africa, la Sicilia, la Spagna e l'America si consuma un dramma immenso, gli esseri umani trattati come animali sono oltre 100 milioni.Il fenomeno macchia la storia dell'uomo. 
Lo speciale 2014 su San Benedetto il Moro,apre una finestra su una pagina vergognosa della storia della nostra "civiltà" occidentale e ci offre l'occasione per riflettere su una piaga inaccettabile ma ancora oggi diffusa nel mondo e nella nostra società che ama definirsi "civile": la Schiavitù.

San Benedetto è il santo degli emigranti,degli immigrati e dei profughi, ma è sopratutto il santo degli Schiavi, degli uomini perseguitati dal razzismo, di tutti gli esseri umani considerati privi di "pari dignità sociale" e per questo motivo offesi nella propria esistenza.
Per essere riconosciuto santo, la chiesa cattolica stessa ha dovuto cancellare secoli di pregiudizi.Ci sono voluti 218 anni per prendere atto della santità dell'umile frate. In una società di re e imperatori, di potenti e sfruttatori, come si poteva spiegare la santità del Benedetto Manasseri, laico,"figlio di schiavi" e uomo di colore "analfabeta"? 

Il Processo di beatificazione di frà Benedetto è uno dei più complicati,documentati e ostacolati nella storia della Chiesa. 
In questo dipinto di Pietro Novelli del 1635 circa, frà Benedetto morto da appena 46 anni,è raffigurato in ginocchio con una candela in mano. Esile, con lineamenti africani, una inusuale barbetta e la caratteristica tonsura.. secondo alcuni biografi questa è un'altra fedele raffigurazione del santo.

L'umanità si incrudelisce con lo schiavismo. La pratica di deportare schiavi africani, spesso convertiti con la forza al cristianesimo, fu un elemento fondamentale della nascita e dello sviluppo delle colonie europee prima del Sud e Centroamerica e poi anche del Nordamerica. L'impero Spagnolo, in particolare, esercitava questa pratica con grande crudeltà, importando un altissimo numero di schiavi provenienti dalle colonie africane. Nel XVI secolo, le grandi potenze europee tra le quali la Spagna che aveva il controllo del Regno di Sicilia, iniziarono a praticare la consuetudine africana di far schiavi i prigionieri di guerra. I re locali delle regioni nella zona dei moderni Senegal e Benin spesso barattavano questi schiavi con gli europei. Gli schiavi africani erano decisamente più adatti, dal punto di vista fisico a sopportare il lavoro forzato, perciò i portoghesi e gli spagnoli se li procurarono per mandarli nelle colonie americane e per distribuirli tra le più potenti famiglie spagnole che amministravano i regni dell'Impero. Tra il 1500 e il 1650 si verificò il più grande commercio di schiavi della storia. Una pagina buia che ha macchiato la storia dell'umanità. Uomini mercificati per denaro, o peggio uomini visti come cose assai meno importanti degli animali. Gran parte dei vantaggi economici erano legati alla creazione di piantagioni (per esempio di canna da zucchero) e l'estrazione di risorse minerarie (oro, rame e argento). In entrambi i casi si richiedeva l'uso di grandi quantità di manodopera per il lavoro pesante. 
Gli schiavi africani erano ricercatissimi. Riuscire a trovare e ottenere una schiava era paragonato ad una dote. Secondo la visione del diritto giustinianeo (ancora in vigore) il figlio della schiava era a sua volta schiavo, perchè la condizione della madre determinava la condizione della prole. Una donna di colore schiava, in buona salute e possibilmente giovane, aveva un ottimo prezzo sul mercato. Una volta acquistati gli schiavi erano trattati alla pari degli animali e le donne venivano destinate ai lavori domestici, nei campi o più semplicemente per mettere al mondo altri schiavi possibilmente di sesso maschile da destinare al duro lavoro dei campi. 
In questa ottica di inaccettabile e inumano razzismo, dobbiamo analizzare la condizione della mamma del nostro Benedetto. Di questa donna schiava, che secondo alcuni racconti era bellissima e religiosissima , sappiamo molto poco. Sappiamo che la giovane donna era probabilmente Etiopica, convertita alla fede cattolica, che si chiamava Diana e che portava il cognome della famiglia del suo padrone:la famiglia dei Larcan (volgarizzato in Larcari). Durante la dominazione Spagnola i Larcan erano i signori del Feudo di San Fratello, che si trovava nel cuore del Regno di Sicilia. Questa famiglia di origine catalana controllava il territorio fin dal 1398, quando il barone Ongerotto (o Ungerotto) Larcan divenne Signore del Feudo della Terra " dei Santi Fratelli" . I Larcan mantennero fino al XVII secolo la loro posizione di Signori di San Fratello. Al seguito di questa nobilissima famiglia giunsero sul territorio alcune famiglie spagnole e numerosi ordini religiosi maschili e femminili. Con buona dose di probabilità, secondo una ricostruzione abbastanza verosimile, la mamma di Benedetto viveva e lavorava da schiava nelle piantagioni di Canna da Zucchero, o forse al mulino o alla gualchiera, nei pressi della residenza del nobile signore Larcan, che viveva in un sontuoso palazzo a ridosso di una Torre di Avvistamento edificata dall'Imperatore Spagnolo Carlo V, a difesa della costa dalle incursioni saracene, in un territorio ricadente nel feudo di San Fratello e conosciuto sin dall'epoca romana come "delle Acque Dolci". (Continua...)

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