San Benedetto da San Fratello detto il Moro: La Vita


San Benedetto da San Fratello - Uomo senza frontiere venerato in tutto il mondo"Comitato

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lunedì 20 ottobre 2014

La tratta degli schiavi negri

Negri, mori, saraceni e simile mercanzia. Il Significato dell'aggettivo "Moro" e la provenienza di Benedetto.
Dal libro "Nera Fonte di Luce" di Umberto Castagna
Un cavallo berbero vale da dieci a quindici teste, scriveva Alvise Cà da Mosto, il veneto navigatore vissuto nel 1400. Un lavoro di seta moresco, di quelli che si fanno in Granada e a Tunisi di Barberia, o un lavoro d’argento, valgono in abbondanza di queste teste, e in più una certa somma d’oro, le quali teste capitano a Hoden. Di li si dividono, e una parte va ai monti di Barca, e di lì capitano in Sicilia…Come di un gregge diciamo è composto di tot “capi”. Càpitano. Indifferente parola che nasconde l’infame costrizione e l’orrendo itinerario fino al luogo della dannazione terrena.
Anche fino in Sicilia. Ma Cà da Mosto non era un negriero. Apparteneva a quella generazione di giovani avventurieri rinascimentali che, un po’ per denaro e molto per spirito d’avventura, cominciarono rischiando grosso di persona, a girare il mondo non conosciuto e a raccontarlo. Cà da Mosto esplorò nel 1455 la costa occidentale dell’Africa fin oltre la foce del fiume Senegal, poi in compagnia del genovese Antoniotto Uomo di mare tentò, vanamente di salire il fiume Gambia. Era poco più che un ventenne, curioso, coraggioso, spregiudicato. Scopri e percorse terre e fiumi dell’Africa nera e descrisse una delle realtà più amare della storia del grande continente: i primi a vendere come schiavi i negri furono, da tempi che si perdono nella notte dei tempi, gli stessi negri.[…] Africani che vendono africani. Ma i mercanti europei hanno occhi acuti e desideri accesi, e presto si sostituiscono fin dove possono ai negrieri negri. 
Primi fra tutti e i “migliori” di tutti i portoghesi. Anche gli italiani Cà da Mosto e Antoniotto Uomo di mare erano, come gli altri, al servizio del principe portoghese Enrico il Navigatore, e per suo conto esploravano terre nuove e gettavano le basi dell’espansione coloniale del Portogallo. Nel breve volgere di pochi anni, i portoghesi, padroni sempre più dell’Africa, presero in mano il commercio degli schiavi e i suoi enormi profitti, ed esso “si diffuse in Europa con l’incontenibile rapidità della pestilenza”. La Sicilia, che era stata dapprima terra di transito e di smistamento, nel giro di cinquant’anni divenne luogo di destinazione, come Napoli e tutto il Meridione. A poco è servita la denuncia di Pio II, che nel 1462 bollava la nuova schiavitù come “magnum scelus”, il grande delitto, e intimava ai vescovi di colpire con le censure ecclesiastiche quelli che la praticavano: anche gli ecclesiastici e le comunità religiose possedettero schiavi e li commerciarono! Splendori del rinascimento italiano.
E’ raro il caso che in un registro notarile di quei tempi non contenga un atto di vendita di schiavi o un inventario in cui non siano elencati, tra i beni mobili e gli animali, anche esseri umani. Su quale mercato furono comprati gli antenati di San Benedetto da San Fratello, detto il Moro, come abbiamo visto non lo sappiamo. Ma “il moro” dovrebbe pur significare qualcosa, forse l’appartenenza a uno dei numerosi gruppi provenienti dai monti Barca in Cirenaica. E invece no, i mauri hanno caratteristiche somatiche diverse da quelle, nettissime, degli innumerevoli ritratti e sculture che rappresentano Benedetto, e perfino dalla maschera di cera che copre oggi il viso del suo corpo mummificato. Moro nel variopinto linguaggio del tempo non significava neppure necessariamente scuro di pelle! Come “Etiope”- che è l’origine attribuitagli nella Bolla di canonizzazione- non assicurava affatto la provenienza dal Corno d’Africa. […]. I genitori di Benedetto erano certamente negri e certamente cristiani. In un’epoca nel quale i mercanti europei rigurgitavano di negri e mauri, saraceni e tartari, greci e albanesi, bulgari e rumeni e caucasici, è già tanto che essi venissero riconosciuti e distinti per il colore della loro pelle: neri, olivastri bianchi. Benedetto era nero. Non solo tutti i documenti e le testimonianze del tempo e il processo di canonizzazione, ma la sua vicenda umana è illuminata (consentitemi questo gioco di parole) da questo suo essere stato un negro nato in Sicilia da schiavi negri e reso libero da un padrone di schiavi negri […]. Benedetto affonda le sue radici nel cuore dell’Africa e ne rappresenta le razze redente o in ansiosa e tumultuosa ricerca di Libertà, Benedetto è l’Africano. Gli africani possono legittimamente gloriarsi di colui che fu uno dei più grandi tra i loro antenati, e domandargli di assisterli.

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