San Benedetto da San Fratello detto il Moro: La Vita


San Benedetto da San Fratello - Uomo senza frontiere venerato in tutto il mondo"Comitato

Sito web a cura del "Comitato festeggiamenti San Benedetto il Moro" San Fratello (ME).

giovedì 10 luglio 2014

425 anni dalla morte di San Benedetto da San Fratello

Nell'anno 2014 si ricordano i 425 anni dalla morte di San Benedetto. Ecco alcune curiosità sulle ultime ore di vita di Benedetto. 
Ricorre quest’anno, il 425° anniversario della morte di San Benedetto il Moro. Il 4 Aprile 1589 infatti Benedetto salì al cielo.  La fama di santità che era stata tanto diffusa durante la sua vita, si accrebbe dopo la morte.

Benedetto nel mese di febbraio 1589 si ammalò, i frati vista la gravità del male chiamarono il suo intimo amico, il Signor Giandomenico Rubiano, senatore della città, il quale subito accorse. Benedetto vedendolo preoccupato gli disse: "Per questa volta piace al Signore che io scampi questa infermità, però all'altra mi partirò da questa vita, e sarà presto perchè ho già finito il mio tempo".
Difatti quella volta guarì, ma non passò un mese e, avendo il male ripreso virulenza, Benedetto di giorno in giorno deperiva.
I frati tutti lo servivano, ma egli non voleva che si preoccupassero, sapendo per particolare rivelazione che era prossima l'ora di unirsi con il suo amato Signore.
Il Padre Superiore una volta visitandolo gli disse: "Oh! messere, gran travaglio avremo il giorno della vostra morte per il concorso della gente che verrà".
Benedetto dolcemente rispose: "Non dubitate, Padre, perchè il giorno che io morrò non ci sarà moltitudine di popolo, non ci sarà nessuno, ma bensì dopo; e se non sarà ben presto sotterrato questo mio corpo, verrà grande moltitudine e si vedranno grandi contrasti, onde vi supplico di farlo sotterrare presto".
Profezia che puntualmente si avverò.
Durante gli ultimi giorni di malattia, pur essendo tormentato da fortissimi dolori, da sfinimenti e languori, tuttavia nulla voleva per alleviarli e soffriva tutto offrendo al suo bene: Gesù.
Non avrebbe voluto prendere né medicine né cibi speciali tuttavia, come servo obbediente, prendeva solo tutto quello che il Superiore e il medico ordinavano.
Un giorno, dopo che un frate gli aveva portato due tuorli d'uovo prescritti dal medico, egli disse: "Questi rossi d'uovo non servono più, solo li prendo per fare l'obbedienza".
Aggravandosi il male pregò il Superiore di portargli il Santo Viatico. Prima di ricevere il Santissimo Sacramento, alzatosi alquanto e messo il cordiglio al collo, in segno di umiliazione, con voce chiara, solo interrotta dai singhiozzi, domandò perdono a tutti dei suoi peccati e lo fece con tale umiltà da sembrare il più grande peccatore. I suoi confratelli che attorniavano il suo lettuccio furono talmente commossi che si misero a piangere.
A fra Guglielmo da Piazza, che credeva fosse vicino a spirare e si era messo ad accendere le candele, disse: "Fratello non è ancora venuta l'ora, quando sarà giunta, ve lo dirò".
Avvicinandosi il giorno della sua morte, a fra Paolo e a fra Guglielmo che erano vicini disse: "Mettete in ordine alcune sedie per queste sante donne che vengono a visitarmi." I frati, non vedendo nessuno, gli chiesero: Dove sono? Egli rispose: "Non vedete S. Orsola e le sue vergini?" Benedetto nutriva particolare devozione verso questa santa e nell'ora della sua dipartita era venuta a visitarlo. Passato ancora qualche giorno, e avvicinandosi l'ora della morte, rivolto a fra Guglielmo disse: "Fratello, è arrivata l'ora, accendete le candele." Indi si pone le mani sul petto in forma di croce, con i sentimenti più teneri invocati i dolci nomi di Gesù, Maria e Francesco, alza gli occhi al cielo, con il volto più luminoso del solito, pronunziando queste parole: "Nelle tue mani raccomando il mio spirito", l'anima benedetta, abbandonando la spoglia mortale, spicca il volo verso la celeste dimora dei beati.
Erano le ore 18 del 4 aprile 1589, martedì dopo la festa di Pasqua di Risurrezione.
Fra Benedetto aveva 65 anni, di cui 21 passati presso i suoi genitori, 17 da eremita, 27 da frate minore.
Quell'anima benedetta separatasi dal corpo, prima di entrare nella gloria, volle ancora dare una consolazione alla sua cara nipote, Suor Benedetta Nastasi, che si trovava nella casa dell'amico Giandomenico Rubiano. Mentre ella era nella sua cameretta, all'improvviso vide svolazzare una candida colomba e udì queste parole: "Non domandi niente, Benedetta?" La fanciulla riconobbe la voce e chiese: "Dove andate zio?" Ebbe questa risposta: "Al cielo".
Benedetto se n'è andato al cielo e, come S. Paolo, può esclamare: "Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione." (2Tim. 4, 7-8)
II suo fu un «sepolcro glorioso» per il continuo accorrere di gente, non solo dalla città di Palermo, ma da ogni altra parte dell'Isola. Già nel 1592, quando fu eseguita la prima traslazione della tomba esterna alla Sagrestia, il suo corpo fu trovato incorrotto ed odoroso, ed è di quello stesso anno la prima istanza all'allora Arcivescovo di Palermo, Mons. Diego D'Ahedo, perché fosse iniziato il processo di beatificazione.
Nel 1611 un'altra traslazione ebbe luogo, dalla Sagrestia nella Chiesa, e di essa si occuparono tanto il Re di Spagna Filippo III, quanto il Cardinale Gianettino Doria, Presule palermitano, mentre vive istanze al Papa Gregorio XV venivano rivolte negli anni 1621 e 1622 dal successivo Re di Spagna Filippo IV e dal Viceré di Sicilia, sollecitando la beatificazione del Servo di Dio. 
Due processi apostolici, l'uno redatto in Palermo e l'altro a S. Fratello, vennero poi rimessi alla S. Congregazione dei Riti intorno al 1627. È interessante la risposta che nel luglio di quell’anno dava Urbano VIII con la sua lettera ai palermitani, riconoscendo la grande devozione da essi manifestata per il corpo del Religioso Benedetto da S. Fratello.
La municipalità di Palermo – detta allora il Senato - rompendo gli indugi, si induceva nel 1652 ad emettere un solenne Decreto con il quale rilevando «che la fama di santità ammirabile del siciliano Benedetto da S. Fratello si è sparsa oltre i confini di tutta la città» lo eleggeva e nominava «particolare intercessore», chiamandolo già, per conto suo, «Beato Patrono» ed ordinando feste che si celebrassero ogni anno nella Chiesa di S. Maria di Gesù.
Breve biografia di San Benedetto P. Ludovico Maria Mariani o.f.m.
La vita di San Benedetto Salvatore Cardinale Arcivescovo 

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