Nel 1989 San Benedetto fa ritorno al suo Paese Natale accolto da migliaia di fedeli.
La Canonizzazione. Nel 1713 nuove istanze
per la Beatificazione ufficiale vennero rivolte alla S. Sede sia dal Senato
palermitano che dallo stesso Arcivescovo, Giuseppe Melendez, e così ripresosi
il processo si giungeva nel 1743 all'approvazione del culto e nel 1776 al
riconoscimento dell'eroicità delle virtù. Rimaneva la prova dei due richiesti
miracoli, verificati i quali, con Bolla di Papa Pio VII del 23 giugno
1807, veniva proclamata la Canonizzazione.
Nel documento, com'è d'uso, venivano indicate le principali caratteristiche
di quella santa vita e ci può servire il notare che oltre agli abbondanti
riferimenti alle virtù religiose praticate, alle penitenze, all'umiltà, alla
prudenza, in particolare rilievo viene messa la sua fede e devozione eucaristica:
«Non desiderava nient’altro se non considerare e contemplare argomenti celesti
e con ogni scrupolo evitare qualsiasi offesa verso Dio, anche la più piccola.
Spesso, quasi ogni giorno, si confessava e si comunicava: lunga era la
preparazione al banchetto divino e più lungo ancora il ringraziamento, dopo
averlo gustato…».
Da questo amore di Dio vien fatto derivare «il suo fervido amore verso il
prossimo, del quale desiderava l’eterna salvezza… Con sollecitudine e senza
difficoltà riceveva tutti quelli che andavano da lui per chiedergli consigli,
anche quando stava male, e a ognuno elargiva opportuni consigli e rimedi.
Inoltre spesso visitava i carcerati e gli infermi, offrendo loro tutti i
servizi e le opere di carità, fornendo anche qualche aiuto ed esortandoli
alla pazienza e a riporre in Dio la loro speranza... Egli quando fu eletto
Superiore del Convento di Palermo volle soprattutto che il portinaio non
respingesse alcun povero».
Le ricorrenti pesti e carestie di quell'epoca fornivano occasioni particolarmente
impellenti di soccorrevole intervento. La Canonizzazione avveniva insieme
a quelle di S. Francesco Caracciolo, di S. Angela Merici, di S. Coletta Boilet
e di S. Giacinta Marescotti. La data della memoria di S. Benedetto da S.
Fratello veniva fissata per il 4 aprile, come è ancora oggi. Può esser
interessante anche notare che S. Benedetto «il Moro» è il primo santo siciliano
per il quale si sia svolto un regolare processo canonico di Beatificazione e
Canonizzazione.
Il culto di San Benedetto il moro nel suo paese natale. (a cura di Alfredo Iraci)
Nonostante siano
trascorsi più di quattro secoli dalla sua morte, a San Fratello il culto per
San Benedetto il Moro è ancora vivo e ben radicato. Concittadino e Protettore,
Benedetto è il più illustre e il più grande dei figli di questa cittadina
conosciuta per la lingua che ivi si parla (dialetto gallo-italico), per la
Festa dei Giudei e per i cavalli allevati allo stato brado.
Al “Santo dalla pelle
nera” i suoi compaesani si rivolgono con un sentimento di venerazione e di
fiducia, con l’amore ed il rispetto che gli sono dovuti ma anche con la
compostezza degli atteggiamenti. Lo invocano per qualunque bisogno pubblico e
privato, per la pioggia e per il bel tempo, in una grande calamità e in un
affanno privato, in una difficoltà amorosa e nella ricerca di un oggetto
smarrito.
In tutti i momenti
di difficoltà i sanfratellani sanno di potere contare su di lui e sulla sua
rassicurante protezione. Segni della devozione a San Benedetto il Moro si
possono intravedere nelle diverse realtà di San Fratello: in tutte le famiglie
almeno un componente ne porta il nome; in ogni casa ed in ogni locale pubblico
è presente almeno una statuetta raffigurante il santo; nelle automobili non
manca mai l’adesivo con la sua immagine; ai defunti si suole porre in tasca
un’immaginetta del Santo Moro per accompagnarli nel loro ultimo viaggio; varie
associazioni culturali sono a lui intitolate; diverse volte in occasione delle elezioni amministrative comunali sono state
presentate liste aventi per simbolo proprio San Benedetto; numerosi artisti
locali hanno rappresentato le sue fattezze in opere pittoriche e scultoree,
scrittori e poeti ne hanno decantato le virtù, musicisti e compositori gli
hanno dedicato inni.
La festa vera e propria si celebra ogni anno il 17
settembre in forma tradizionale con luminarie, fuochi artificiali, banda
musicale e soprattutto con la solenne processione che si snoda per le vie
principali del paese nel corso della quale il clero, le autorità ed i fedeli
(molti anche a piedi scalzi) accompagnano la statua di fra' Benedetto con
preghiere, canti, inni, salmi, litanie, invocazioni. Al termine della festa
ogni anno viene sorteggiato, fra quanti hanno comprato il relativo biglietto,
dei doni che per voto qualche cittadino ha offerto al santo.
In ciò è evidente
l’analogia con le offerte in natura che ancora oggi in Galizia vengono fatte a
“San Benito de Palermo” e che sicuramente un tempo erano presenti anche a San
Fratello.
Ma tutti i sanfratellani
ricorderanno sempre con la mente e con il cuore la festa che si è tenuta nel
1989, anno in cui si è celebrato il quarto centenario della morte di San
Benedetto il Moro.
Dopo quattrocento anni
Benedetto è tornato tra la sua gente e nei luoghi in cui aveva trascorso la sua
infanzia e la sua giovinezza: era andato via all’età di circa vent’anni senza
mai più ritornarvi. Il suo corpo incorrotto, posto all’interno di una grande
urna di vetro, è stato traslato da Palermo nel suo paese natale.
Tutti i residenti, ma
anche moltissimi emigrati tornati per l’occasione da varie parti del mondo,
erano ad attenderlo al campo sportivo dove è giunto dall’alto a bordo di un
elicottero. Dal 10 al 17 settembre il paese intero è diventato come un
santuario: meta di pellegrinaggi da diversi comuni della Sicilia, un continuo
via vai di fedeli, una serie interminabile di funzioni religiose, di marce, di
preghiere, di canti, di invocazioni.
L’ultimo giorno, dopo la
messa solenne celebrata all’aperto nella piazza del seicentesco convento
francescano, la processione, effettuata in quest’occasione con le spoglie del
santo, ha attraversato tutte le stradine del paese quasi che Benedetto abbia
voluto ripercorrerle ancora una volta per fare riaffiorare i ricordi di una
parte della sua vita che sicuramente non ha mai dimenticato. Da quell’anno
la devozione è continuata con semplicità e discrezione ma con un fervore
sicuramente maggiore degli anni passati.
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