Di Giuseppe Frangi. Nei giorni scorsi su un muro
di Ballarò, a Palermo, è comparso un gigantesco murales dedicato ad un
personaggio sorprendente vissuto 500 anni fa: si tratta di Benedetto Manasseri,
figlio di una famiglia di immigrati etiopi, che erano arrivati come schiavi in
Sicilia. Nero di pelle, dunque.
Il cognome gli viene dal padrone sotto cui
stava con i genitori e con i fratelli. Essendo primogenito ebbe la fortuna di
vedersi offrire la libertà. Che usò in modo molto personale: scelse di fare
l'eremita, raccogliendo attorno a sé un manipolo di amici. Poi tanto era
cresciuta la sua fama e tante le persone che lo venivano a cercare, che si
decise ad entrare nell'Ordine dei Frati Minori. Morì nel 1589. Qualche tempo
dopo il Senato di Palermo lo elesse a patrono della città. Nel 1807, dopo un
lungo processo, la Chiesa lo proclamò santo. Il primo santo con la pelle nera
della storia.
Oggi per tutti è noto come
San Benedetto il Moro. A Palermo, città di cui continua ad essere patrono
condividendo il ruolo con Santa Rosalia, è molto popolare, come dimostra il
fatto di questo grande murales che gli è stato dedicato. Lo ha realizzato uno street
artist molto bravo e attivo, Igor Scalisi Palmintieri, che ha sfruttato la
verticalità del muro per immaginare una sorta di grande icona contemporanea. Il
fondo infatti è dipinto di un giallo oro, mentre Benedetto indossa un lungo
saio di un suggestivo color cielo. Intorno alla vita ha la cintura di corda con
i nodi. Con una mano benedice, con l'altra tiene una gabbietta aperta, a
ricordare la sua condizione originaria.
Ci sono due altri dettagli
cui è interessante prestare attenzione. Il volto è molto contemporaneo, con i
cappelli fitti e ricci che vediamo sulla testa di tanti ragazzini immigrati
nelle nostre città. È un santo giovane. Ai piedi, invece dei sandali,
Palmintieri gli ha fatto indossare delle scarpette da calcio: il murales
infatti si affaccia su un campetto in erba sintetica circondato da casoni. I
ragazzini che giocano su quel campo penseranno che il santo nero che li guarda
dall'alto in fondo è uno di loro. Ed è anche uno di cui fidarsi.
Passano
tanti messaggi semplici e positivi attraverso un'immagine come questa.
Ovviamente il primo e più immediato viene dal colore della pelle di Benedetto.
Un santo nero, omaggiato da un'immagine in dimensioni così gigantesche racconta
di una società in cui i processi di integrazione sono avvenuti e avvengono con
grande naturalezza, con il cattolicesimo in un ruolo chiave. Il murales
testimonia poi della funzione che la Street art sta assumendo in tanti contesti
difficili. È interessante poi sottolineare come sia cambiata la sensibilità
degli artisti, che sempre più spesso si fanno carico di costruire immagini che
aiutano processi di coesione, oltre a contribuire ad abbellire quartieri spesso
abbruttiti e abbandonati a se stessi. Un abbellimento che non è solo una
faccenda estetica.
Infine
il fatto che San Benedetto Moro indossi scarpe da calcio ricorda
inevitabilmente il grande evento globale che tutti stiamo seguendo in queste
settimane. La squadra più affascinante che abbiamo visto in campo, la Francia,
ha colpito tutti per quella imprevedibile composizione sociale che la
contraddistingue: il calcio si rivela un fattore di riscatto grazie alle
performance di campioni dalla pelle scura cresciuti nelle banlieues. San
Benedetto il Moro là dove si trova certamente tifa per loro...
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