Si pensava avesse il dono della scrutazione dei cuori.
di Rosaria Baiamonte - 11 Dicembre 2014
PALERMO. Fede
mista a tradizione. Una storia lunga dal 1526 ma attuale fino
ad oggi. E' quella di San Benedetto il Moro nato nella provincia di Messina ma
riconosciuto copatrono di Palermo nel 1713, insieme a Santa
Rosalia.
San Benedetto il
Moro arriva da San Fratello, ed è figlio di Diana Larcari e Cristoforo
Manassari. Entrambi sono cristiani e discendenti da schiavi negri portati
dall'Africa. Per le sue virtù, Benedetto fu da sempre chiamato il "santo
moro". Impegnato nella custodia del gregge del suo padrone, ben presto
scopre la sua vocazione e a 21 anni entra nella comunità degli Eremiti fondata
nei pressi del suo paese natale da Girolamo Lanza, che viveva sotto la regola
di san Francesco.
Fu quando gli eremiti si
trasferirono su Monte Pellegrino a Palermo, che Benedetto fece il suo ingresso in
città diventandone appunto copatrono. Aggregatosi ai Frati
Minori, entra nel convento di Santa Maria di Gesù, fondato dal beato Matteo di
Agrigento dopo aver trascorso tre anni nel convento di Sant'Anna di Giuliana. Tornato a Palermo, presta
servizio come cuoco. Famoso per la sua umiltà, dotato di tanto
spirito di sacrificio e di soprannaturale carità gli furono attribuiti anche
dei miracoli. Una vita di fede assoluta quella di Benedetto che nel 1578 fu
nominato superiore del convento. Benedetto diventa dunque maestro dei novizi
tanto da far ritenere che avesse il dono della scrutazione dei cuori. Gli sono
state riconosciute anche delle guarigioni, fino al giorno della sua morte il 4
aprile 1589. Ancora oggi, San Benedetto il Moro è conosciuto non solo in Italia
ma anche in Spagna, nel resto dell'Europa e anche nell'America del Sud.
Fonte: Giornale di Sicilia
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