San Benedetto da San Fratello detto il Moro: La Vita


San Benedetto da San Fratello - Uomo senza frontiere venerato in tutto il mondo"Comitato

Sito web a cura del "Comitato festeggiamenti San Benedetto il Moro" San Fratello (ME).

sabato 25 gennaio 2014

La vita spirituale di Benedetto nel convento di S. Maria di Gesù

Le doti che hanno fatto di Benedetto un grande Santo a livello mondiale.
II messaggio della penitenza e della mortificazione ripetutamente espresso dalle Sacre Scritture, è stato sempre al centro della vita di Benedetto nei lunghi anni trascorsi nell'eremo e nel convento di Palermo.
L'amore intensissimo della povertà imposta dalla Regola francescana rifulge maggiormente, inquadrata nel forte spirito di penitenza e di mortificazione con cui Benedetto visse la sua esperienza monastica.
Basti, a questo proposito, fare riferimento sulle caratteristiche della vita del convento con riferimento alle preghiere, ai digiuni e alle mortificazioni anche di carattere fisico, cui Benedetto accettava di sottoporsi.
In particolare ogni giorno:
due ore di orazione mentale e contemplazione;
recita dell’Officio Divino;
recita dell' Officio dei Defunti;
recita dell' Officio della B.V.M.;
recita dei 7 Salmi penitenziali;
recita de la “Benedicta”, dopo la Compieta.
Ogni settimana
Pane, acqua, frutta e erbe crude con aggiunta a quanto sopra di qualcosa di cotto.
Digiuni annuali
Oltre a quelli stabiliti dalla Chiesa: dal 2 novembre alla natività di nostro Signore Gesù Cristo
Quaresima dell’Epifania per 40 giorni. Detta “La Benedetta”;Quaresima dall’Ascensione a Pentecoste;

Dall’Ottava del Principe degli Apostoli fino all’Assunzione;
Dal 20 Agosto al 29 settembre festa di San Michele Arcangelo;
Ultima Quaresima dal 30 settembre al 31 ottobre.
Mortificazioni corporali
Macerare il corpo sul duro terreno,
Dormire sopra rozze tavole.
Portare nel petto e sulle spalle giachi di ferro e aspri cilici.
Ma, a parte queste severe regole di carattere generale, dai riferimenti e dalle notizie sulla biografia del santo possiamo giungere ad evidenziare alcune peculiarità della sua spiritualità concernenti il comportamento esteriore, per quanto riguarda il cibo, la vita in convento, il dialogo con gli estranei, l'atteggiamento in chiesa, fino a giungere ad individuare le sue doti spirituali che costituiscono, nel suo complesso, l'essenza della sua santità.
In particolare:
Comportamento in chiesa - Compunzione e raccoglimento durante la Messa e la Comunione;  volto splendente e lumeggiante durante l'orazione; Occhi simili a lumi risplendenti.
Comportamento in convento - Desiderio di convertire e salvare anime, sia dei confratelli e sia di quanti venivano presso di lui. Procurare qualcosa per i poveri. Si percuoteva e si disciplinava a lungo.
Comportamento nel vestiario - Saio di lana grossolana, nei primi tempi confezionato in proprio con saggina.
Comportamento con estranei - Sfuggiva le strade affollate e pubbliche. Sempre quieto e paziente.
Comportamento a tavola Si limitava ad assaggiare senza mangiare niente fuori dal refettorio.
Doti spirituali
Tranquillità della mente.
Spiegazioni delle Sacre Scritture ai novizi.
Scienza infusa.
Qualità profetiche.
Qualità taumaturgiche.
Un particolare impegno veniva profuso da Benedetto nella pratica delle penitenze, intese come esercizio ascetico, consistenti soprattutto in pratiche di mortificazione da certi cibi e bevande in determinati giorni; e certe pene e castighi corporali che egli infliggeva a se stesso per conformarsi ai patimenti del Signore.
P. Gregorio da Palermo riferisce come Benedetto ogni notte si battesse e si disciplinasse a lungo, flagellando il proprio corpo a sangue.
Attraverso il rinnegamento di se stesso e del proprio orgoglio, il distacco da tutto con la povertà altissima, il ritiro, per quanto è possibile, dai contatti esterni, la mortificazione nel cibo e negli indumenti, Benedetto raggiunse il vertice della perfezione cristiana. 
Il modello è rappresentato da Gesù sulla croce, la fonte è il Vangelo; solo così il patire, come soleva ripetere san Bernardo, non diviene più uno sforzo ma soave dolcezza. Ciò rappresentava la riprova più eloquente della penitenza austera cui Benedetto sottoponeva il suo corpo, per allontanarsi sempre più dalla realtà mondana e per dedicarsi alla contemplazione di Dio e alla beatifica visione della Verità.
Fonte: CONGREGAZIONE SAN BENEDETTO IL MORO PALERMO

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