Dopo aver trascorso da eremita un breve periodo sul monte Pellegrino, Benedetto si reca al convento di Santa Maria di Gesù per chiedere di essere ammesso nell'Ordine Sacro.
Il primo capitolo della Regola dei Frati Minori è questo: "Vivere secondo il Vangelo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità".
Così S. Francesco d'Assisi ha scritto di sua mano.
Benedetto conosciuta la volontà di Dio si reca al convento di S. Maria di Gesù di Palermo e chiede con umiltà di essere ammesso all'Ordine dei Frati Minori.
Il P. Guardiano lo accoglie benevolmente e lo ammette tra il numero dei fratelli laici, cioè tra i religiosi non sacerdoti.
Per un triennio è mandato al convento di S. Anna a Giuliana, ma dopo ritorna a Palermo nel convento di S. Maria di Gesù e vi rimane per tutto il tempo della sua vita.
Benedetto, passato dall'eremo al convento, non ha cambiato nulla del suo fervore e amore verso Dio e i fratelli.
Anche se dispensato dal quarto voto, cioè di fare tutto l'anno il digiuno quadragesimale, egli per sua particolare devozione continuava nell'austerità e nel rigore, come era vissuto durante la vita eremitica. Il cibo frugale, spessissimo consisteva in pane e acqua.
Per penitenza e mortificazione portava quotidianamente il cilizio, si disciplinava, talvolta sino a sangue, con le cordicelle all'estremità delle quali vi erano acuminati flagelli, dormiva sovente sulla nuda terra, lavorava dedicandosi ai lavori più umili e pesanti.
Quello che, per un tale tenore di vita austera, dava forza al nostro Benedetto, era il fuoco di un ardente amore verso Dio. Nella preghiera fervida trovava tanta gioia e consolazione da fargli dimenticare ogni sacrificio e rinunzia.
Nella contemplazione dei sacri misteri spesso era rapito in estasi, rimaneva per intere ore così elevato da terra da non sentire quello che accadeva intorno a lui.
Si accostava spesso all'Eucaristia con tale e tanto raccoglimento, per cui il suo volto si irradiava di uno splendore singolare, da destare meraviglia e gioia nei presenti.
La solitudine, il silenzio e il raccoglimento erano i momenti più dolci della sua esistenza.
Per lui Frate Minore, sempre obbediente, la voce dei superiori era la voce di Dio; il suono della campana era il segnale che lo destava per compiere il suo dovere; i comandi ricevuti erano puntalmente e scrupolosamente eseguiti. Si narra che un giorno, mentre si trovava in chiesa, rapito in estasi dinanzi alla Vergine Santa, gli viene dato da Maria il Bambino Gesù. Benedetto si trova in piena delizia e conversazione con Gesù Bambino, quando ode il suono della campana che lo chiama. Si ridesta dall'estasi, invita la Madonna a riprendersi il Bambino. Non essendo stato esaudito subito, lancia il Bambino tra le braccia della Madonna e corre dove l'obbedienza lo chiama.
Ritornato ai piedi della Madonna, si accorge che il Bambino dopo il lancio non ha ripreso la sua naturale posizione, ma è rimasto riverso, quasi come se stesse per cadere. Mirabile testimonianza dell'obbedienza di Benedetto!!!
Ancor oggi si vede il Bambino Gesù tra le braccia della Madonna in questa scomoda posizione.
La povertà del servo di Dio era la più severa, nei viaggi non portava mai bisaccia e quello che riceveva dai benefattori in carità lo ridistribuiva tra i poveri.
La sua cella era disadorna: un sacco di paglia come giaciglio da servire per quando non dormiva sulla nuda terra, una croce delineata nella parete con il carbone, un'immagine di carta raffigurante la Vergine Santa, e altre immagini sempre disadorne che raffiguravano i santi di sua devozione. Questa tutta la sua suppellettile.
Il suo vestito era il povero saio "rude e rattoppato" di lana grezza.
Talmente curava la sua purezza e modestia da essere da tutti chiamato: "angelo in carne." Non dava mai a baciare la mano, la ritraeva dando invece da baciare la manica della tunica.
Non guardava mai in faccia le donne, sovente soleva dire: "Per custodire il giglio della purezza, bisogna fuggire tutte le occasioni che la possono offuscare."
Così consigliava i suoi confratelli: "Simili generi di tentazioni si devono fuggire e non lottare con loro, perchè facilmente si rimane sconfitti." Benedetto è il vero Frate Minore, osservante della Regola, amante della preghiera, custode scrupoloso dei santi voti di povertà, obbedienza e castità. Era tanto amato da tutti i suoi confratelli che nel 1583 lo vollero eleggere loro superiore, malgrado Benedetto con tutta umiltà li pregasse di desistere, perchè egli era illetterato, fratello non sacerdote e soprattutto grande peccatore.
I confratelli non giudicarono le sue ragioni valide; e allora solo per obbedienza accettò di fare il superiore.
Durante il suo ufficio di superiore seppe così bene guidare i suoi confratelli, e con tale dolcezza e amore, che molti fecero domanda di andare a vivere con lui nel convento di S. Maria di Gesù, per cui fu costretto ad ampliarlo, sopraelevando un secondo piano e costruendo un nuovo braccio di convento.
Anche i confratelli ostinati accettavano di seguire i suoi consigli perchè, più che con le parole, erano convinti dal suo esempio.
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