San Benedetto da San Fratello detto il Moro: La Vita


San Benedetto da San Fratello - Uomo senza frontiere venerato in tutto il mondo"Comitato

Sito web a cura del "Comitato festeggiamenti San Benedetto il Moro" San Fratello (ME).

sabato 30 marzo 2013

La vita eremitica di San Benedetto a fianco di Girolamo Lanza.

Alla ricerca di posti isolati per continuare a pregare.

Continuiamo il racconto sulla vita di San Benedetto il Moro. Oggi vengono ripercorsi gli episodi di preghiera del Santo e le scelte eremitiche a fianco di Fra Girolamo Lanza.
Gli eremiti di Girolamo Lanza erano, in quel particolare momento storico, uno dei filoni più tenaci nel proposito che portava al silenzio e alla solitudine. Papa Giulio III aveva approvato quella loro vita e Benedetto aveva giurato fedeltà a quella regola che si ispirava a San Francesco nella Cappella di Santa Domenica sita allora nei pressi di Caronia Marina. La Cappella di Santa Domenica era sita nelle vicinanze del mare e non era un luogo adatto alla vita eremitica, per questo venne abbandonata dagli eremiti.

Come questo, anche altri luoghi sarebbero stati lasciati dal gruppo di Girolamo Lanza nel lungo cammino alla ricerca di Dio e per sfuggire alle orde di fedeli che cercavano Benedetto per ottenere da lui guarigione e miracoli. Gli eremiti si spostarono da Caronia a Raffadali, vicino ad Agrigento (Dalla costa Tirrenica della Sicilia a quella del Mediterraneo) e rimasero in quel luogo di solitudine otto anni. Dopo otto anni, il gruppo si sposta nuovamente dirigendosi in un luogo montuoso ed aspro tra Carini e Partinico (La Mancusa), presso Palermo. Uno dei miracoli di San Benedetto avviene nella cittadina di Carini. Benedetto, camminando con passo svelto tra la gente per paura di essere scoperto e costretto nuovamente a fuggire, viene riconosciuto e la voce giunge ad una popolana affetta di cancro ad seno. L’ammalata, correndogli incontro, grida: «Benedetto da Dio! Guarda la mia carne che va in cancrena. – il petto nudo – Prega Dio per me! Fa un segno!». Benedetto, inorridito e impietosito, non si sottrae, traccia il segno di croce sulla mammella e fugge. Non fuggirà più e non ci saranno vie impervie, dirupi o antri che impediranno alla folla di raggiungere il “Santo Moro” per chiedere guarigione ed aiuto. «Il mondo parlerà di questo schiavetto negro, che oggi deridete». (Fra’ Girolamo Lanza). 
Giunsero a lui da Carini, Partinico, Montelepre, Isola delle Femmine, Monreale e la fama di Benedetto giunse sino a Palermo, nei palazzi dei baroni e dei signori spagnoli. Fra’ Girolamo Lanza decide di spostarsi nuovamente e, dalla Mancusa di Carini, gli eremiti si spostano presso il vicino monte Pellegrino, ancora sconosciuto ai palermitani come luogo del ritrovamento del corpo di Santa Rosalia, patrona del capoluogo siciliano. Dal romitorio sul monte Pellegrino Fra’ Girolamo, a causa di un qualche motivo familiare, è costretto ad allontanarsi per tornare nel suo paese natale: San Marco d’Alunzio dove si ammala e muore; il suo corpo è sepolto nella Chiesa Madre del paese nebroideo. Alla notizia della morte di Girolamo Lanza, gli eremiti cercano una nuova guida da seguire e Fra’ Benedetto l’Africano diviene Padre e Guida per questi infelici. La sua esperienza del soprannaturale lo elevava tra gli altri e lui accettò l’incarico pieno di quella voce intima che in lui gridava nuovamente: “Si!”. La sistemazione degli eremiti sul monte Pellegrino era senza dubbio precaria, in grotte e capanne di frasche, e il lungo pellegrinaggio di gente che, piena di speranza, cercava il “Santo Moro dei Miracoli” non poteva non accorgersi di questa situazione scomoda e selvaggia giunta all’orecchio di Giovanni della Cerda, duca di Medinaceli e viceré e comandante della Sicilia e della duchessa sua moglie che fecero costruire sul monte delle cellette in muratura, una cisterna per l’acqua e una piccola chiesetta. Al gruppo degli eremiti si aggiunse un nuovo giovane nativo di Paola in Calabria, attirato su quel monte dalla fama di Benedetto, il quale lo accettò tra gli eremiti, gli impose la tonaca di terziario francescano e gli diede il nome di frate Francesco, educandolo alla preghiera e alla penitenza, come Fra’ Gerolamo aveva fatto con lui. Fra’ Francesco Gargano morirà alla veneranda età di centododici anni, famoso anche lui per virtù e miracoli e dopo aver consegna al Tribunale Ecclesiastico le sue memorie che sono un testamento oculare della vita di San Benedetto il Moro. Nel marzo del 1562, una lettera del Cardinale Del Carpio, Rodolfo Pio, Vescovo portuense e Protettore, Correttore e Governatore di tutto l’Ordine di San Francesco d’Assisi e delegato di Papa Pio IV annunciava al gruppo degli eremiti di Fra’ Girolamo Lanza che la loro confraternita era sciolta e che loro erano liberi o di tornare alle proprie case o di scegliere uno degli Ordini riconosciuti dalla Chiesa: Frati Cappuccini o Minori Osservanti. L’ordine venne dato non per infliggere un ingiusto colpo basso agli eremiti ma per evita il diffondersi di piccoli gruppi autonomi frammentati dall’Ordine Francescano che avrebbero potuto causare problemi. La disposizione era perentoria ed immediata; si minacciavano scomuniche se non fosse stata rispettata. La compagnia di Girolamo Lanza non poté fare altro che ubbidire.

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