Decreto del Senato Palermitano che dichiara Benedetto da S. Fratello
"Patrono e Intercessore della Città"
Addì 24 aprile ‑ Quinta Indizione ‑ 1652
L’Illustrissimo Senato Palermitano ha sperimentato, in vari avvenimenti, che l'incolumità della fortunata città di Palermo viene non solo continuamente mantenuta e protetta da Santi Patroni, ma che anche riesce luminosa e fortunata la pluralità di Intercessori e Patroni celesti della medesima città ogni volta che s'intraprendono molte operazioni importanti. In questi tempi la fama di santità ammirabile del siciliano Benedetto da S. Fratello si è sparsa oltre i confini di tutta la città. Il suo corpo splendente di miracoli molteplici, meravigliosamente confortando, con soavissimo profumo celeste, numerossissime folle di uomini e di donne, riposa incorrotto in questo Regno di Sicilia, nel convento di Santa Maria di Gesù, di questa città di Palermo. Tuttavia non è da stupirsi poiché (detto corpo) fu il tempio dello Spirito Santo.
Lo stesso Beato esercitandosi nella contemplazione, come sole splendente, così viveva non uno, ma tutti i giorni.
Infatti il Beato, annoverato nel ceto dei fratelli laici, camminava a piedi scalzi rivestito di una sola tunica, praticava una mirabile astinenza non solo durante la permanenza nell'eremo, ma ancora più fervorosamente durante la vita claustrale, rifulgendo nella obbedienza perché si basava sull'altissima umiltà e povertà. Egli fece di tutto per seguire le orme di Cristo pendente dalla Croce e, per la devozione alla di lui Passione, si adoperava a compiere, col segno della croce, miracoli il cui numero era quasi infinito. Infatti richiamò alla vita, col segno della croce, tre morti. Con altri miracoli restituì la vista ai ciechi, l'udito ai sordi e la sanità a molti ammalati: idropici, zoppi, paralitici, e liberò altri da pericolo di morte. Con lo stesso segno della croce liberò parecchi che erano oppressi dai demoni.
Spiccò per spirito di profezia.
Visibilmente il servo di Dio fu servito da angeli, vestiti di bianco, che preparavano il pranzo.
Una volta un tale lo ingiuriò con un appellativo (caneperro), perché il servo di Dio era di colore nero. Egli non rispose, e con santa virtù vinse il risentimento naturale, tanto che dai presenti fu visto scorrergli sangue dal naso.
Da un angelo durante il viaggio meritò di ricevere del pane per rifocillarsi.
Non aveva letto alcun libro, poiché non sapeva né leggere né scrivere, tuttavia aveva una profonda conoscenza delle cose sacre e dei misteri di nostra santa fede.
Risolveva ad eruditissimi teologi dubbi teologici e passi della Sacra Scrittura, era solito spiegare ai novizi le letture dell'Ufficio divino. Arricchito di grandi virtù e dopo avere operato molti miracoli, se ne andò in cielo l'anno 1589, giorno 4 aprile, con le mani giunte e gli occhi rivolti verso il cielo, dopo avere detto queste parole: "Nelle tue mani raccomando il mio spirito". Fu rallegrato dalle Sante Vergini e Martiri, Orsola e compagne, e dal Beato Antonio da Caltagirone.
Dio, che in vita l'adornò con la gloria dei miracoli, così anche dopo la sua morte ogni giorno in tutto il mondo non cessa di glorificarlo. Risuscitò altri due morti dopo la sua morte.
Un incredulo, Gerardo Emiliano, avendo deriso le di lui immagini che gli avevano dato da vedere, fu abbagliato da un insolito splendore, tanto che scosso, rimase fuori di sè, e sembrò il suo cuore aprirsi, così, manifestamente, il servo di Dio volle rimproverare la sua incredulità. Però alle di lui preghiere, si commosse e lo guari. da una grave malattia.
Sotto il nome del Beato si stampano immagini, il suo corpo è venerato, in molte città si celebrano feste ogni anno.
Perciò dopo essere stato approvato il processo dei miracoli, Filippo III, Re della Spagna, con umile supplica, chiese la canonizzazione ai commissari apostolici.
Queste cose esaminando l'Illustrissimo Senato Palermitano, riconoscendo che tutte le città per intercessione del Beato Benedetto ogni giorno ricevono favori e grazie, vuole inserirlo nel catalogo dei patroni particolari della città di Palermo. "Pertanto il Senato Palermitano elegge e nomina particolare intercessore il predetto Beato e decreta sia riportato nel numero dei Patroni di questa città, come di fatto, in vigore di questo atto, lo stesso Senato elegge e nomina il medesimo Beato Patrono e Intercessore". Comanda di dare al predetto Beato il culto che è più conveniente, pregando il Beato con umiltà di cuore perché si degni di tenere sotto il suo patrocinio la città e difenderla e proteggerla presso il trono di Dio.
Inoltre lo stesso Senato decreta e stabilisce che, in riconoscimento di questo patrocinio, ogni anno nel giorno che si celebra la festa del Beato nella chiesa di S. Maria di Gesù siano portate a nome della città, per mezzo dei padri della stessa religione dell'Ordine dei Minori Riformati,nella sua cappella o davanti al suo corpo, quattro torce di cera bianca di due rotoli ciascuna.
L'Illustrissimo Senato può prendere, ogni anno, per le spese, dal denaro della città.
Inoltre lo stesso Senato nel giorno della festa deve andare e intervenire nella stessa chiesa di Santa Maria di Gesù, come nella festa dei Patroni.
Infine, affinché in futuro sia ricordato, è stato redatto il presente atto per mandato dell'Illustrissimo Senato.
Leonardo De Lo Presti
Leto delegato
Maestro Notaio
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