La sua fama di santità era già tale e molte persone accorrevano per essere guarita da una malattia o per avere soltanto un consiglio.
Le parole del Divin Maestro: "Voi tutti che siete affaticati e oppressi venite a me, e io vi consolerò" (Mt. 11, 28), sono le parole messe in pratica dal nostro Benedetto.
La sua fama di santità, prima come eremita e poi da frate minore, le sue virtù preclare, i suoi esempi luminosi subito si diffusero e il popolo di Dio accorreva a Lui.
Benedetto, anima semplice e umile, riceveva tutti, anzi voleva essere chiamato in qualunque ora della giornata fosse richiesto da qualcuno, e ciò anche se era affaticato e stanco.
Difatti un giorno arrivò una povera vecchietta al convento di S. Maria di Gesù e chiese di fra Benedetto. Il fratello portinaio, sapendo che il servo di Dio era andato a riposare, pregava la vecchietta di ritornare un'altra volta. Proprio in quell'istante giunse fra Benedetto che, dopo avere ripreso dolcemente il frate portinaio, consolò la povera vecchietta, la quale se ne andò tutta contenta per avergli parlato.
Poveri o ricchi, nobili o plebei, dotti o ignoranti, tutti riceveva Benedetto e per tutti aveva parole di consolazione.
Più che le parole, a testimoniare sono i fatti. Eccone alcuni: Giovanna Di Giovanni, cittadina palermitana, angustiata per non avere avuto da molto tempo notizie del figlio, che trovavasi lontano dalla Sicilia, andò a trovare Benedetto per raccomandarlo alle sue preghiere e per essere consolata.
Il servo di Dio era in portineria, quando vide venire la donna tutta angustiata, lesse dentro il suo cuore e le disse: "Voi venite per avere notizie di vostro figlio; andate con la pace del Signore perchè avrete presto buone notizie e quanto prima lo vedrete."
Ciò accadde il sabato. Il lunedì seguente la donna non solo ebbe notizie del figlio, ma addirittura il giorno successivo se lo vide comparire sano e salvo.
Donna Pietra Alesi, nel processo per la beatificazione di Benedetto, depose con giuramento quanto segue: "Io ebbi un altro marito prima di questo, che si chiamava Cesare Russo, il quale stette in mia compagnia alcuni anni; però io stavo inquieta e turbata, atteso che egli viveva lascivamente e andava dietro alle donne; per la qual cosa sentivo molta pena e fastidio; e non sapendo cosa fare raccontavo a tutti la mia tribolazione per vedere se potessi in qualche modo trovare rimedio; sicché una volta mi proposi di andare da una fattucchiera, per avere fatta una fattucchieria per mio marito, non sapendo cosa fare e per l'ansietà che avevo di vedermi tranquilla. Andai a trovare la fattucchiera, ed essa mi diede certa polvere in un cartoccio con l'ordine che gliela dessi a bere o almeno gliela spargessi addosso. Presi la polvere con l'intento di fare quanto mi aveva detto la fattucchiera, ma subito mi pentii, e tornando in me stessa, non volli farlo. Un giorno mossa dalla fama che allora correva che, nel convento di S. Maria di Gesù, un frate santo chiamato fra Benedetto da S. Fratello faceva molti miracoli, mi risolsi di andare da lui, affinché mi consolasse in quegli affanni, e mi desse un rimedio spirituale per la quiete dell'anima mia. Sicché essendovi andata, e avendo esposto lo stato di mio marito, mi disse queste o simili parole: "Vai via, levati quel diavolo che porti sopra e poi torna qua".
E non avendo io compreso cosa volesse dire, anzi dicevo che non lo comprendevo, mi replicò, con maggiore forza, quelle stesse parole e se ne andò via.
Io chiedevo a mia madre, che era presente, cosa intendeva dire fra Benedetto. Essa, sapendo che io ero andata dalla fattucchiera e che avevo ricevuto quella polverina, mi domandò se la portavo con me addosso. Difatti così era, e allora subito la gettai e andai a chiamare fra Benedetto. Il servo di Dio venne sorridendo e allegro e, prima che gli parlassi, mi disse: "Adesso che tu hai buttato via il diavolo che portavi addosso, vattene a casa allegramente, ivi troverai tuo marito che ti sta aspettando e vivrai per l'avvenire con lui serenamente."
Consolata da questo annunzio, tornai a casa e trovai difatti mio marito che mi aspettava. E da quel giorno fece con me una vita maritale, mutato talmente nei costumi e nei vizi passati, che sembrava fosse un altro. Così durò finché nostro Signore lo chiamò a sè".
Benedetto, come si nota, non solo consolava i cuori afflitti, ma scrutava il loro cuore manifestando i loro affanni.
Il Consigliere
Scrive S. Paolo nella lettera ai Corinti al capitolo primo, versetto 27: "Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti. Dio ha scelto nel mondo ciò che è debole per confondere i forti."
Benedetto si definiva "idiota" cioè analfabeta, eppure Dio volle manifestare in lui la sapienza, la saggezza, la prudenza. Da Benedetto accorrevano uomini dotti e teologi di gran fama per ricevere spiegazioni e consigli.
Da lui andavano viceré, magistrati e amministratori della città per avere istruzioni e suggerimenti per come guidare i sudditi e amministrare la giustizia.
Dal nostro servo di Dio si recavano uomini e donne, ricchi o di umile condizione, per essere guidati nell'affrontare i problemi della vita quotidiana. Gli stessi suoi confratelli sacerdoti e laici a lui ricorrevano e da lui ricevevano ammaestramenti per essere illuminati nel vivere secondo la Regola e nella prudenza.
Qui riporto testimonianze deposte nei vari processi per la sua canonizzazione.
Ecco come si esprime il P. Michele da Agrigento: "Io so che Benedetto non sapeva né leggere, né scrivere ed era uomo idiota; però con tutto questo faceva molti sermoni e ragionamenti ai frati e particolarmente ai novizi, spiegando a essi molti passi e difficoltà della Sacra Scrittura, con molta chiarezza ed edificazione spirituale".
Uomini dottissimi e di grande stima e di grandi meriti testimoniarono di riconoscere in Benedetto il particolare carisma dell'interpretare le Sacre Scritture e scrutare i cuori.
Il Padre Maestro dell'Ordine Domenicano, Vincenzo Magis, insigne per dottrina e teologo, e proposto Arcivescovo di Palermo, nel processo dichiarò, sotto giuramento, quanto segue: "Un giorno, afflitto per non avere potuto spiegare un certo passo della Sacra Scrittura, andai al convento di S. Maria di Gesù per conferire con fra Benedetto. E mentre stavo domandando del servo di Dio ecco sopraggiungere Benedetto che invece di salutarmi, quasi leggendo il mio pensiero, disse: "Padre mio, non vi turbate se non avete capito quel passo della Sacra Scrittura, perchè io ve lo spiegherò".
Il padre Maestro, postosi a sedere, sentì spiegarsi quel passo con tanta chiarezza e profondità di dottrina che non avrebbe potuto aspettarsi da un bravo dottore di Sacra Scrittura".
Non solo ai dotti e ai suoi confratelli, ma anche agli umili dava consigli saggi e prudenti.
Così accadde al palermitano Ottaviano Panitteri che andò da Benedetto per sapere come si doveva comportare nel risolvere una certa causa. Appena arrivato al convento, senza ancora avere proferito parola, sentì dirsi dal servo di Dio: "Proseguite pure di buon animo la causa che avete, perchè tra pochi giorni l'avrete vinta." Come difatti avvenne.
La palermitana Agata Bianchi aveva una grande angustia di spirito per una violenta tentazione, e per giunta non aveva il coraggio di rivolgersi ad alcuno per trovare consiglio e opportuno rimedio.
Recatasi da Benedetto per consultarlo, prima ancora che lo salutasse, udì esclamare: "Tentazione, tentazione, che meraviglia! La Madre di Dio fu la sola a non averne, ma poi tutti noi abbiamo tentazioni".
Agata capì che Benedetto le aveva letto il profondo del suo pensiero. In quel momento sentì sollievo alla sua pena e dopo poco tempo quella tentazione cessò del tutto.
La Baronessa Isabella Barresi della Pietra, avendo una grande angustia perchè il figlio voleva sposarsi con una donna non gradita alla famiglia, si recò da Benedetto per consiglio. Questi la esortò a stare tranquilla perchè il Signore l'avrebbe esaudita.
Dopo poco tempo la Baronessa, vedendo tornare il figlio ammalato, interpretò quella malattia come castigo di Dio. Il figlio quando guarì, non pensò più a quel matrimonio.
Tutti questi episodi sono autentici, perchè i testimoni li hanno raccontati sotto giuramento, nei vari processi istruiti dall'autorità ecclesiastica. Sono episodi che chiaramente manifestano, come il nostro Benedetto era stato arricchito dal Signore con particolari carismi.
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