San Benedetto da San Fratello detto il Moro: La Vita


San Benedetto da San Fratello - Uomo senza frontiere venerato in tutto il mondo"Comitato

Sito web a cura del "Comitato festeggiamenti San Benedetto il Moro" San Fratello (ME).

mercoledì 26 settembre 2018

Un Film su San Benedetto da San Fratello

San Benedetto il Moro, un'icona dei nostri tempi. L'idea di Roberto Marsala è quella di realizzare un film che riporti alla luce una Sicilia dimenticata e che contribuisca ad abbattere i muri che ancora oggi impediscono di conoscere e di apprezzare ‘il diverso’.
di Armando Biccari
L’Italia annovera una schiera di santi famosi in tutto il mondo, uomini eccezionali dalle grandi virtù, che hanno avuto il riconoscimento del gradino più alto non solo da un punto di vista prettamente ecclesiastico. Ma pochi forse conosconoSan Benedetto il Moro, patrono di Palermo capitale della cultura 2018. Igor Scalisi Palminteri ha realizzato un murales al mercato rionale di Ballarò a Palermo, è stato realizzato insieme ai bambini del centro sociale San Francesco Saverio. L’inaugurazione è avvenuta in occasione della festa di avvio del Mediterraneo Antirazzista, la manifestazione sportiva che promuove le relazioni interculturali tra le diverse componenti che abitano nella città metropolitana. A parlarci di questo Santo, ai tanti sconosciuto, è Roberto Marsala che ha operato nel settore dello spettacolo dalla metà degli anni Sessanta come produttore discografico, autore ed editore, sino a divenire titolare dell’etichetta discografica Fare Basf del Gruppo Basf. Produttore di artisti di fama internazionale è stato socio di importanti organizzatori di eventi musicali, tra i quali Alberico Crocetta, inventore del Piper, e Davide Zard.
Chi è stato Benedetto il Moro e chi è oggi questo Santo venerato nel capoluogo siciliano?
Un uomo mite, piccolo di statura il quale era attento al prossimo. Era nato in un piccolo paesino in provincia di Messina, a San Fratello nel 1524 circa e morì a Palermo, il 4 aprile 1589.
A marzo di quest’anno c’è stata una presentazione al Palazzo delle Aquile a Palermo dove il sindaco Leoluca Orlando in occasione del conferimento di Palermo capitale della cultura italiana 2018 ha voluto far conoscere la figura di questo Santo nonché patrono della città insieme a Santa Rosalia.
È stato rinominato il Santo degli schiavi perché proveniva da una famiglia che aveva subito la schiavitù. Quindi possiamo dire che San Benedetto in vita era attento ai bisogni delle persone, è stato canonizzato da Papa Pio VII il 24 maggio del 1807. Dopo la sua morte il suo culto si è diffuso non solo in Sicilia ma anche in Sud America, per quelle combinazioni fortuite o paradossali, forse perché tanti siciliani sono emigrati nel secolo Novecento in Brasile, Venezuela e in Colombia.
Quale è il suo progetto culturale intorno alla figura di San Benedetto.
In primis una retrospettiva, che ho già in cantiere in collaborazione con il Centro interdisciplinare di ricerca sul paesaggio contemporaneo presieduta dal Fulvio Caldarelli, magari legata a qualche evento che ci sarà nel corso del 2018 grazie al testimone che la Sopraintendenza dei beni Culturali ha dato a Palermo come capitale della cultura, e poi un progetto avvincente cioè un film che ho iniziato a scrivere nel 2014. L’idea di realizzare un film su San Benedetto nasce da un vecchio articolo mostratomi dall’artista Beppe Madaudo. L’articolo, apparso domenica 5 settembre 1999 sul quotidiano La Repubblica, così titolava: “Palermo, capitale meticcia di schiavi e di santi neri. Leggendolo, appresi tra le altre cose che l’Unesco avrebbe fatto di Palermo la sede del centro studi sul ‘Mediterraneo degli schiavi’ e che l’allora sindaco Leoluca Orlando si batteva già da tre anni affinché il Santo Nero San Benedetto da San Fratello riprendesse il posto che gli spettava come co-patrono della città al fianco di Santa Rosalia. La notizia mi colpì molto e presi altre informazioni. Venni allora a sapere che, San Benedetto era figlio di due schiavi di origine etiopica. Seppi anche che il 24 aprile 1998, in occasione del 346° anniversario della proclamazione di San Benedetto a patrono della città di Palermo, nella cappella settecentesca del Palazzo delle Aquile era stato collocato alla presenza del Sindaco Orlando – che l’aveva commissionato – un quadro raffigurante San Benedetto dipinto dall’artista Beppe Madaudo. In seguito lessi il libro di Padre Ludovico Mariani “Breve vita di S. Benedetto da S. Fratello detto il Moro.
A poco a poco, si fece strada nella mia mente l’idea che le navi che trasportavano ammassati nella stiva schiavi africani – uomini, donne, bambini – da vendere nella Sicilia spagnola del Cinquecento non dovevano essere poi così diverse dai barconi carichi di disperati che sempre più spesso si riversano sulle nostre coste. Di volta in volta albanesi, curdi, ruandesi, sempre diversi eppure così uguali: stesso il sangue, il sudore, le lacrime, stesse le facce, la paura, il dolore. Ieri marinai mercanti di carne umana, oggi scafisti senza scrupoli. Esseri umani che sbarcano, oggi come allora, tra l’indifferenza generale. Sono i nuovi schiavi. Il mio intento è realizzare un film che riporti alla luce una Sicilia dimenticata e che contribuisca ad abbattere i muri che ancora oggi ci impediscono di conoscere e di apprezzare ‘il diverso’. In un mondo sempre più globalizzato che permette la libera circolazione di ogni tipo di merce – comprese armi e droghe – mi chiedo perché si neghi proprio agli uomini la libertà di movimento. L’argomento affrontato è drammatico e certamente l’attuale situazione politica, sia in Italia che nel resto del mondo, non induce all’ottimismo. Tuttavia credo che un mondo migliore sia possibile. E proprio per questo, il film si conclude con un finale fiabesco, aperto alla speranza.
Un soggetto avvincente per la sceneggiatura di un film. Chi secondo lei potrebbe girare un lungometraggio impegnativo e d’autore?
È vero il soggetto è impegnativo, ma potrei immaginare anche una lettura diversa da quella contenuta nella sinossi, magari con una visione diversa dalla mia dai toni forti e che rispecchi i tempi che viviamo.
Quale è il nome del regista che ha in mente?
Credo che il maestro Abel Ferrara potrebbe fare la differenza. Non lo conosco ma ho apprezzato nel tempo le sue doti artistiche la sua estetica ed il suo stile, la capacità di raccontare verità scomode, penso alla trilogia delle sue opere sul concetto di riscatto e redenzione. Questo è il mio desiderio.
Magari dopo questa nostra intervista il regista Abel Ferrara verrà a conoscenza di questo suo progetto con l’augurio che lui possa accettare la sua proposta.
Perché no.

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