San Benedetto da San Fratello detto il Moro: La Vita


San Benedetto da San Fratello - Uomo senza frontiere venerato in tutto il mondo"Comitato

Sito web a cura del "Comitato festeggiamenti San Benedetto il Moro" San Fratello (ME).

venerdì 12 luglio 2013

Virtù e miracoli di San Benedetto da San Fratello

Recensione a “Il Santo moro” di Giovanna Fiume.

Nato a San Fratello, nel 1524, da una coppia di schiavi africani (Cristofalo e Diana, «scavi di Riccardo Manasseri»), fra’ Benedetto, laico professo dell’Ordine dei Minori di S. Francesco, muore in fama di santità a Palermo nel 1589. Già nel 1614 a San Fratello comincia la venerazione per il servo di Dio, allorquando frate Antonino da Randazzo dona una reliquia alla chiesa del convento francescano di Santa Maria di Gesù.
Gli effetti benefici della reliquia del santo sembrano prodursi ancor prima che essa giunga in paese: Giovanna Meli, « travagliata di posteme frigide alla gola le quali sanguinavano e purgavano gran marcia», incontra una mattina alcuni frati che recavano la reliquia di Benedetto: la donna, devotamente, si raccomanda al santo ed ottiene la guarigione.
Il Santo moro di Giovanna Fiume (Franco Angeli, Milano, 2002)  offre uno squarcio potente sulle vicende che portarono alla canonizzazione del santo sanfratellano facendo luce, attraverso una massiccia documentazione, sulle tappe processuali di questo percorso.
Vengono ricostruite, con estrema cura del dettaglio, la varie fasi del processo di canonizzazione sin da quando, nel 1592, il cardinale Mattei, allora protettore dell’Ordine, ordinò che il corpo di Benedetto fosse tolto dalla fossa comune e avanzò istanza, presso la curia arcivescovile di Palermo, di istruire l’ Inquisitio super Virtutibus et Miraculis, che ebbe poi luogo nel 1594.
La rilevanza di questo documentato lavoro si esplica essenzialmente su tre livelli. Innanzitutto lo studio è un contributo prezioso alla definizione di schemi e concezioni dell’agiografia del seicento. Appare come il culto del miracolo trovasse una generosa accoglienza nella cultura religiosa dell’epoca. La santità come fenomeno extranaturale è ciò che meglio pare adattarsi al sensazionalismo tipico dell’epoca barocca (già nel settecento al miracoloso subentrerà, come criterio assiologico, la “regolata devozione”).
Le testimonianze al processo di San Fratello del 1620 offrono evidenze significative in tal senso.  Sessantatré testimoni, diretti sapientemente da frate Antonio da Randazzo, postulatore della causa, riferiscono su ben quattordici miracoli di guarigione operati dal santo: si va da un «nato stroppiato di tutte le due gambe che le trascinava per terra», a due malati di malcaduco, uno affetto da licantropia, due morti resuscitati, una partoriente liberata da morte, un ferito a morte «con una scopettata alla gola», e poi casi di idropisia, ernia, scrofole, schirincia (angina), sordità. L’episodio più rilevante, ai fini processuali, è quello del «nato stroppiato», tale Filippo Scaglione il quale, assistendo alla processione dei frati zoccolanti, che recavano la reliquia di Benedetto presso la Chiesa nuova, appena edificata a San Fratello, guarisce d’improvviso: «et havendo provato a camminare posa benissimo li piedi a terra et sente le gambe forti et consolidati et cammina francamente e lestamente come mai nella sua vita». Di notevole impatto anche i miracoli che hanno come protagoniste figure femminili. Su tutti spicca la grazia avuta dalla moglie del medico Rocco Calandra la quale, dopo alcuni giorni di doloroso travaglio per un difficile parto, in punto di morte, viene miracolosamente salvata dalla reliquia del santo.

L’altro piano su cui si fa apprezzare lo studio di Giovanna Fiume è quello che attiene alla storia della Chiesa. In special modo sotto il profilo teologico e della evangelizzazione: la questione della natura della santità, il modo in cui formalmente (leggi: legalmente) definirla; l’impatto di tutto ciò ai fini della evangelizzazione (nel caso di Benedetto, ad esempio, l’elaborazione di un modello di santità “nera” era rivolta agli schiavi africani della penisola iberica e del Nuovo Mondo): elementi centrali, come si può ben intuire, nel processo di sviluppo ed al tempo stesso di autocomprensione dell’istituzione ecclesiastica.
Infine – e siamo così al terzo livello –  si possono intravvedere, attraverso le vicende del santo di San Fratello, anche alcuni aspetti “politici” di fondo. La documentazione esibita dalla studiosa siciliana (docente di Storia Moderna presso la Facoltà di Scienze Politiche di Palermo) ha, difatti, anche l’effetto di produrre una messa a fuoco della rete, fittissima, che lega i francescani palermitani ad elementi di spicco della élite politica siciliana e spagnola. Sulle questioni della santità, del culto, dell’universo devozionale e della relativa fruizione aleggiava – e non poteva essere altrimenti, nella Sicilia della Controriforma – il fruscio,  sinistro ed inquietante,  del potere.
Francesco Gusmano

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