San Benedetto da San Fratello detto il Moro: La Vita


San Benedetto da San Fratello - Uomo senza frontiere venerato in tutto il mondo"Comitato

Sito web a cura del "Comitato festeggiamenti San Benedetto il Moro" San Fratello (ME).

lunedì 25 giugno 2018

Anche San Benedetto tra le 10 opere di Street Art contro il razzismo

L’opera di Igor Scalisi Palminteri realizzata durante la manifestazione “Mediterraneo Antirazzista”.
di Gianfabio Lupo
“Muri puliti, popoli muti”. Una frase letta spesso, che denuncia come un popolo che non si esprima anche sui muri sia in realtà un popolo imbavagliato, ridotto al silenzio. E quando a far parlare un muro è la bellezza dell’arte, allora il messaggio arriva forte e chiaro.
Qualche mese fa abbiamo visto come l’intervento dell’artista romano Desx abbia distrutto con decisione le scritte xenofobe e sessiste apparse in Abruzzo. Ancora prima è stato bello scoprire come la semplicità e la creatività del progetto Paint Back abbia ironicamente annientato l’infamia delle svastiche e dei messaggi filo nazisti tra le strade di Berlino.
Oltre a questi esempi, sono state molte le volte in cui l’arte urbana ha deciso di affermare a gran voce l’uguaglianza e il rispetto reciproco. Ecco quindi le storie di 10 opere di street art che rispondono in modo chiarodiretto e positivo a tutte quegli impulsi razzisti, piccoli o grandi, che nonostante tutto strisciano ancora tra noi.
1. SOTTO LO STESSO CIELO
La terra che ci ospita è una, la stessa per tutti. Il cielo e il mare non conoscono confini, distinzioni o esseri viventi con più diritti di altri. È questo quello che l’artista canadese Kevin Ledo ha voluto sottolineare con l’opera “Under the same sky” realizzata a Portland, in Oregon, per l’aptART. Un’organizzazione che da anni, in collaborazione con le comunità locali e diversi artisti di fama internazionale, realizza opere di arte urbana con l’obiettivo di dare voce ai giovani che vivono in zone di conflitto o in stato di marginalità.
2. IL DIRITTO AD ESSERE FELICI
Godersi le cose semplici, desiderare di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, e non mezzo vuoto, sapere di avere tutto, pur non avendo nulla”. Questo è il significato e lo spirito dell’opera realizzata a Kiev da XAV per Art United Us. Quello che però l’artista spagnolo non si sarebbe mai aspettato è la reazione razzista e quanto meno ignorante di alcuni abitanti del luogo, che una volta capito il colore della pelle del soggetto raffigurato, hanno fatto di tutto per fermare i lavori. Tra loro anche un alto esponente della polizia nazionale che, riferendosi al protagonista del dipinto, si è rivolto all’artista invitandolo a “non dipingere quella scimmia”. Nonostante le rimostranze, la maggioranza del quartiere si è schierata dalla parte dell’artista, che, seppure in tempi più lunghi del previsto, è riuscito a portare a termine la sua opera. Da quel giorno, il poliziotto e tutti quelli che la pensavano come lui hanno la possibilità, passando davanti a quel bellissimo sorriso, di riflettere sulla ricchezza dell’umanità.
3. LA LIBERTÁ DI SPIEGARE LE ALI
Nel quartiere di Arghillà a Reggio Calabria, iI duo artistico siciliano Rosk & Loste ha voluto rispolverare la memoria religiosa della madonna nera, un culto ben radicato nella storia di quel territorio. Realizzato grazie al coordinamento di INWARD all’interno del progetto “No a tutti i razzismi”, l’opera che si erge su 200 metri quadrati di facciata, è oggi simbolo di speranza per un’intera periferia e forse per tutta l’Italia che crede nell’integrazione. Tanti, infatti, sono i simbolismi racchiusi in quest’opera: dall’aureola, icona di santità, alla rondine, animale noto per il suo innato spirito migratorio, passando per filo spinato sul quale poggia l’uccello, freddo e duro come il muro di intolleranza che è necessario abbattere.
4. UN SANTO PERFETTO PER TUTTI
Da una figura sacra ad un’altra, dalla Calabria alla Sicilia. Pochi giorni fa è infatti apparsa in pieno centro storico di Palermo l’opera di Igor Scalisi Palminteri dedicata a un santo africano, realizzata durante la manifestazione “Mediterraneo Antirazzista”. “Ho scelto San Benedetto il Moro perché era africano, nero e schiavo. Insomma, un immigrato perfetto, però santo e patrono della nostra città” ha sottolineato l’artista palermitano. Il santo veglia sereno, con i suoi scarpini da calcio ai piedi, su un campetto sportivo dove ogni giorno giocano ragazzi provenienti da tutto il mondo.
5. QUELL’ODISSEA CHE ALCUNI CHIAMANO CROCIERA
Continuando a Sud, dove sorrisi e calorosa accoglienza non sono mai mancati, arriviamo a Bari. Qui però, l’opera di BLU e ERICAILCANE, nonostante i colori accesi e l’ambientazione quasi fiabesca, racconta la drammatica storia che i migranti devono fronteggiare durante le loro traversate. Il mare e il viaggio sono i protagonisti dell’intervento, dipinto lungo tutto l’edificio dell’ex Istituto Socrate occupato, che da anni accoglie rifugiati provenienti principalmente dal continente africano. Il balcone centrale è stato trasformato in una prua di galeone, simbolo di rifugio precario ma essenziale alla sopravvivenza. Per questo la “nave” è protetta con determinazione dagli animali viaggiatori che popolano l’opera. Questi portano con sè un’àncora, necessaria ad approdare in un porto sicuro, e una bottiglia che al suo interno contiene un messaggio, fatto di città e vite vissute. Come un’arca guidata dai flutti marini, navigando verso la speranza, l’imbarcazione si lascia alle spalle terrore e distruzione.
6. “TUTT’ EGUAL SONG’ E CREATURE” (TUTTI I BAMBINI SONO UGUALI)
Restiamo in Italia, ancora a Sud, dove non è un caso che questo tema sia particolarmente sentito e la voglia di riaffermare la propria umanità trovi ampio spazio sui muri dei palazzi. Nella periferia orientale di Napoli, a Ponticelli per la precisione, si trova il gigantesco e stupendo ritratto di Ael, una bambina rom. Accanto a lei dei libri. L’opera di Jorit, realizzata sempre grazie all’impegno dei ragazzi di INWARD, è una decisa presa di posizione contro i pregiudizi antiziganisti e xenofobi. Un gesto forte, che mette nero su bianco e a caratteri cubitali il bisogno di inclusione sociale.
7. LE PERSONE SONO UGUALI, SOLO LA DISUGUAGLIANZA LE DIVIDE
Il bisogno di riaffermare determinati valori umani è una necessità che purtroppo, forse paradossalmente, non conosce confini. In Polonia, nella città di Białystok, vennero incendiate volontariamente due case abitate da stranieri. In seguito all’accaduto Chekos e Ania decisero non lasciare indiscusso l’episodio e partirono per dipingere il primo murales antirazzista del paese. Lavorare in quel quartiere non fu facile per loro. Nonostante gli insulti e le pressioni da parte di alcuni gruppi di nazionalisti polacchi, gli artisti riuscirono a terminare l’intervento. L’opera raffigura una bambina di colore nell’atto di togliersi la maschera con il volto bianco, accompagnata dalla frase scritta in polacco: “Le persone sono uguali, solo la disuguaglianza le divide”.
8. LA SAGGEZZA NON DISCRIMINA
Di un’altro artista italiano è l’opera “Grab the Cock”, realizzata da Ozmo in uno dei luoghi simbolo della street art internazionale: il R.A.W. Project di Wynwood a Miami. L’intervento, realizzato all’interno di una scuola elementare frequentata da bambini figli di minoranze che vivono in stato di difficoltà, è un chiaro e simbolico emblema contro ogni forma di discriminazione e razzismo.
9. NON C’È FUTURO PER L’IGNORANZA
Senza mezzi termini anche Shepard Fairey, in arte Obey The Giant, ha voluto dire la sua. Lo scorso anno l’artista è volato a Berlino per il progetto One Wall del Museo Urban Nationdove ha realizzato un’opera su una parete di quasi 20 metri quadri in cui il messaggio è più cristallino che mai: “Non c’è futuro! Per l’apatia! L’ignoranza! Il sessismo! La xenofobia! Il razzismo!”.
10. L’ODIO NON È DI CASA
L’ultimo in ordine temporale a prendere posizione sul tema è stato, proprio in questi giorni, Banksy, lo street artist più noto al mondo. Di passaggio a Parigi, l’artista inglese ha voluto sottolineare con la sua cruda ironia la dura e precaria condizione vissuta da molti migranti. L’opera infatti è stata realizzata a pochi metri da un centro di accoglienza per rifugiati che una volta chiuso ha costretto centinaia di persone, compresi bambini e adolescenti, a vivere in strada
Nel murale una giovane ragazza dipinge con gli spray una carta da parati rosa per coprire una svastica nera e rendere più accogliente il suo lembo di terra. Il gesto della bambina ha quindi il chiaro intento di sovrastare l’odio di quel simbolo e di trasmettere, nonostante tutto, la volontà di sentirsi a casa.
E con gli occhi ancora pieni di quanto appena visto non possiamo che augurarci che la frase dello scrittore aforista tedesco Karl Kraus non diventi presto realtà.
L’arte è ciò che il mondo diventerà, non ciò che il mondo è.

Nessun commento:

Posta un commento